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itinerari religiosi

Si parte dall'Abbazia di San Leonardo, situata a circa 10 km. da Manfredonia lungo la S.S.89.
Eretta nel XII secolo, si compone di una chiesa dell'XI secolo in stile romanico pugliese con influssi bizantini, e dei resti abbaziali e dell'ospedale, che per secoli ha assolto il ruolo di luogo di sosta per i pellegrini che percorrevano la via Sacra Longobardorum verso il santuario di San Michele Arcangelo.
Sia il portale sia l'esterno conservano una serie di sculture e bassorilievi che raffigurano episodi biblici ed elementi significativi della mistica medievale. Orientata verso l'asse Est-Ovest, come vuole la tradizione cristiana il 21 giugno di ogni anno da circa 10 secoli, l'ingresso del Sole nel Cancro; né più né meno come l'obelisco sul selciato di Piazza san Pietro a Roma, come il rosone della cattedrale di Chartres, nella Francia settentrionale, dalle 12 alle 13 circa del 21 giugno, il raggio di sole evidenzia l'intersezione dell'asse principale della navata centrale con l'asse del bellissimo portale laterale, disegnando in senso orario, sul pavimento della chiesa, una corona luminosa.

 

Siponto

Da San Leonardo arriviamo a Siponto, frazione di Manfredonia, dove troviamo due importanti ed antichissime chiese La Basilica di Santa Maria Maggiore sorta sopra una preesistente chiesa paleocristiana (a sua volta rimaneggiamento di un tempio classico), la chiesa è attestata dal 1117 e assolse funzioni di cattedrale di Siponto sino al 1323. Si presenta come un edificio in stile romanico pugliese a pianta quadrata, edificato su una cripta della quale riproduce la struttura. È sita a 3 km. da Manfredonia. I muri perimetrali sono percorsi, su tre lati, da arcate cieche poggiate su mezze colonne addossate alle pareti. La parte superiore del tempio fu rifatta, a più riprese, tra il XVI e XVIII sec. La sottostante cripta risale alla prima meta del sec. XIII.

Caratteristico questo tempio, citato in un antico manoscritto del 1248 (o 1249), quale è appunto lo "Scadenzario di Federico II", col titolo di "Ecclesia S. Mariae de Siponto". Non se n'ebbe tutta la costruzione in una sola volta, poiché la Chiesa superiore differisce molto dalla inferiore, non solo, ma ci furono anche delle ricostruzioni, dopo che nel 1527 venne rovinata dalla caduta di una torre, che v'era dal lato dell'attuale sagrestia. Tipiche di questa chiesa: la sobrietà e signorilità degli elementi architettonici, e la originale concezione che la differenzia notevolmente dalle altre chiese coeve di Puglia. L'interno, in cui la luce viene quasi tutta dalla lanterna della cupoletta, è un quadrato con quattro piloni nel centro. Per tre lati gli archi parietali rispondono sulle arcate esteriori: solo dal lato orientale la parete, perfettamente liscia, fa pensare alle riparazioni, compiute prima della consacrazione della Chiesa, che fece il Cardinale Arcivescovo Orsini nel 1675, di cui risultano le croci nei lati e la lapide con l'epigrafe a destra dell'ingresso.
Uscendo dalla cripta, accanto al Santuario, si vedono i resti della basilica paleocristiana, scoperta con gli scavi iniziati nel 1936 e ripresi nel 1953. La superficie di questa zona archeologica appariva, anteriormente agli scavi, coperta di alcuni massi di dimensioni più che notevoli (cm. 45 x 60 x 90 circa), sparsi qua e là come del resto se ne scorgono ancora, frammisti ad altre costruzioni posteriori. Parecchi sarcofaghi, già precedentemente esplorati, attestano la sepoltura di personaggi eminenti, ai lati di questa basilica. In un sepolcro si rinvenne la crocetta pettorale di bottega bizantina, che si conserva con altri oggetti nel Museo Civico cittadino.

 

Monte Sant'Angelo

Da Siponto saliamo alla volta della Basilica di San Michele a Monte Sant'Angelo posto a 831 metri s.l.m., è un borgo nato e sviluppatosi intorno al culto di San Michele: secondo la tradizione il santo apparve in una grotta nel V secolo. Il santuario sorge nel quartiere Junno: il vescovo Lorenzo, dopo le apparizioni dell'arcangelo, decise di organizzare il primo nucleo di culto, il quale subì diverse modifiche ed ampliamenti nel corso dei secoli, legati ai diversi periodi storici che ha attraversato. L'atrio della Basilica è delimitato da un colonnato, alla sua destra l'imponente campanile ottagonale fatto costruire da Federico II. I due battenti sono suddivisi in 24 pannelli che raffigurano episodi angelici tratti dal Vecchio e Nuovo Testamento. La navata è in stile gotico, sorretta da tre costoloni con tre campanate e volte a crociera, introduce nella Grotta. A sinistra troviamo il settecentesco Coro del Capitolo. Addossato alla parete rocciosa, a destra dell'ingresso, l'altare del XII sec. dedicato a San Francesco D'Assisi, pellegrino alla Basilica nel 1276. A destra della navata c’è la Sacra Grotta: in fondo è visibile lo splendido Arcangelo del Sansovino del 1507.
In paese è possibile inoltre visitare l'antica chiesa cittadina di San Pietro, della quale, però, vi resta solo la conca absidale di epoca romanica, e il contiguo Battistero di San Giovanni in Tumba, chiamata tomba di Rotari, e la chiesa di Santa Maria Maggiore, esempio di romanico pugliese.

La Tomba di Rotari

È un battistero del XII secolo. Sull'architrave del portale vi sono preziosi rilievi. A pochi metri dalla Basilica si osserva la liscia facciata settecentesca della chiesa di San Pietro, dove imponente spicca un rosone a traforato nel quale sono raffigurante quattro sirene che si intrecciano. All'interno, l'abside e le basi delle colonne in granito della diruta Chiesa di San Pietro, la più antica della città. Dalla sinistra dell'abside si accede al Battistero di San Giovanni in Tumba noto come "Tomba di Rotari", non un sepolcro, come l'erroneo nome lascerebbe supporre, ma un battistero che, nei primi anni del XII sec., Rodelgrimo e suo cognato Pagano da Parma fecero sopraelevare e coprire con una cupola. L'appellativo del monumento è dovuto all'interpretazione errata del nome del costruttore e del vocabolo "Tumba" (cupola). L'edificio è articolato su tre ordini: il primo piano è a pianta ottagonale, il secondo ellissoidale con un alto tamburo sormontato da una cupola. Di pregevole fattura i bassorilievi che sormontano l'ingresso: il primo raffigurante la "Cattura di Gesù", l'altro, posto in alto, la "Deposizione", le "Marie al sepolcro" e "l'Ascensione ".

 

 

La Basilica di San Michele

L'atrio della Basilica è delimitato da un colonnato e, sulla destra, l'imponente campanile ottagonale fatto costruire da Federico II come torre di avvistamento, e su commissione di Carlo I d’Angiò fu trasformato in campanile e terminato nel 1274. Dall'atrio superiore si accede alla scalinata che conduce fino al portale romanico chiamato Porta del Toro, il cui ingresso è protetto da porte in bronzo donate dal nobile amalfitano Pantaleone III. I due battenti sono suddivisi in 24 pannelli che raffigurano episodi angelici tratti dal Vecchio e Nuovo Testamento. La navata è in stile gotico, sorretta da tre costoloni con tre campanate e volte a crociera, introduce nella Grotta. A sinistra troviamo il settecentesco Coro del Capitolo, la Cappella delle Reliquie, dove si venera la croce di Federico II del XIII secolo, in filigrana d'argento e cristallo, che custodiva un pezzetto della Santa Croce. Addossato alla parete rocciosa, a destra dell'ingresso, l'altare del XII sec. dedicato a San Francesco D'Assisi, pellegrino alla Basilica nel 1276. Sulla destra della navata si apre la Sacra Grotta: in fondo si può ammirare il bellissimo Arcangelo del Sansovino del 1507.

Abbazia di Pulsano

A circa 8 Km da Monte Sant'Angelo, si possono ammirare i ruderi di Santa Maria di Pulsano edificata nel 591, sui resti di un tempio pagano dedicato a Calcante dai monaci dell'ordine di Sant’Equizio. Poco note sono le vicende storiche dell'Abbazia sino al XII secolo, quando risorse dal grave stato di abbandono in cui versava. Sul finire del secolo i Celestini continuarono a prendersi cura del cenobio sino a quando non venne affidato in commenda. Nel 1500 il Cardinale Ginnasi fece restaurare tutte le fabbriche dell'abbazia che vennero, poi, quasi totalmente distrutte, insieme all'archivio, dal terremoto del 1646.
Successivamente furono i Celestini di Manfredonia a reggere Santa Maria di Pulsano sino all'emanazione delle leggi napoleoniche del 1806, quando la chiesa ritornò al Patrimonio Regolare.
Fuori dal paese a circa 8 km. si arriva al complesso abbaziale di Santa Maria di Pulsano: tracce dell'antico insediamento monastico risalgono all'età preistorica, come testimonia la presenza di un dolmen.
Va ricordato che Monte Sant'Angelo è patrimonio dell'Unesco.

 

San Giovanni Rotondo

Il viaggio continua alla volta di San Giovanni Rotondo al Santuario del Frate, oggi santo, con le stigmate San Pio. Nel 1959, Padre Pio, con l'inaugurazione della chiesa di Santa Maria delle Grazie, si rivolse ai suoi confratelli dicendo loro che avevano realizzato una "scatoletta di fiammiferi". La nuova chiesa del pellegrinaggio commissionata a Renzo Piano, è stata la risposta dei frati alle necessità dei fedeli che ogni anno affollavano a milioni la Chiesa di Santa Maria delle Grazie. L'entrata della Chiesa è caratterizzata da una grande croce in pietra che racchiude in se un duplice significato: segno di travaglio, ma anche di vittoria. La Croce, alta 40 metri, è composta da 56 blocchi di pietra, differenti l’uno dall’altro, che costituiscono la parte verticale e da altri 14 utilizzati per i bracci; ha una base quadrata con lato di 2,5 metri ma lo spessore si restringe in altezza fino a 0,40 centimetri per dare un senso di immensità dell'opera. Entrati in chiesa ci si trova al cospetto di 21 arcate in pietra che si estendono a raggio. L’altare rovesciato e posto in una posizione più bassa rispetto ai fedeli, illuminata da un cono di luce naturale che filtra da un’apposita apertura della copertura, la quale è realizzata utilizzando bellissime scandole in rame che con il passare del tempo cambiano il loro aspetto. A San Giovanni si possono ammirare altre suggestive chiese antiche.

 

San Marco in Lamis

Il percorso volge al termine, giungendo a San Marco in Lamis al Convento di San Matteo Evangelista il monastero è situato a circa un paio di chilometri da San Marco in Lamis alle pendici del monte Celano. Non si hanno precise notizie sulla data di fondazione del santuario, si presume che venne fatto costruire dai Longobardi, anche se la presenza di una chiesa e di un ospizio erano cosa certa già dal V-IV secolo: perché agli inizi del Medioevo i pellegrini abruzzesi e molisani che si recavano a Monte Sant'Angelo per visitare la grotta dell'Arcangelo. Più avanti ci sono le rovine del Convento di San Nicola che testimonia la fervida affluenza di pellegrini lungo l'antica Via Francigena.
All’interno del monastero è conservata una reliquia (un dente molare), proveniente dalla cattedrale di Salerno attribuita all'apostolo evangelista Matteo. Ancora oggi si conservano tradizioni tramandate dall'epoca, come l'unzione con l'olio della lampada vicina alla reliquia: rito effettuato il 21 settembre per celebrare la festa di San Matteo dove la statua viene portata in processione dagli abitanti di Cerignola, di cui San Matteo è il santo protettore. Si arriva così al Santuario di Santa Maria di Stignano la leggenda e la storia ne fanno uno dei primi santuari mariani del Foggiano e una delle più notevoli architetture del 1500 collocato sull'antica Via Francigena, trae le sue origini in epoca medievale. Il suo nome infatti lo si trova per la prima volta in un documento del 21 settembre 1231 dell'archivio di stato di Napoli, attestante il già esistente culto alla Vergine.
I due quadri sul tamburo dell'ingresso principale, che sono probabilmente opera del Seicento, ritraggono il miracolo e il conseguente rinvenimento. Oltre alla leggenda vi è la vera storia che narra che in quel periodo fu ordinato di distruggere le icone e le statue che si trovavano in tutte le chiese, così alcuni monaci nascosero la statua della Madonna su di una quercia che si trovava proprio dove c'è l'attuale santuario, fino a quando non fu ritrovata da un pastore di Castelpagano che pascolava nella valle... e poi nacque la leggenda.



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